Obiettivo ben formato: verso la meta #3

“Se vuoi essere ciò che vuoi essere, dovrai voler fare ciò che vuoi diventare.” (Wallace Delois Wattles)
 
Ricordate il desiderio “diventare un architetto” nell’esempio dell’articolo DESIDERI: come renderli obiettivi realizzabili #1? È arrivato il momento di pianificare un eventuale percorso di crescita e realizzazione
 
Seguendo l’iter affrontato insieme nell’articolo precedente OBIETTIVI: come pianificarli e raggiungerli #2, possiamo innanzitutto partire dal renderci conto a che punto siamo: è importante, oltre a individuare dove vogliamo arrivare, anche sapere qual è il nostro punto di partenza. Ovviamente, il raggiungimento del nostro obiettivo è condizionato dalla nostra età, dal nostro percorso di studio, dalle opportunità che incontriamo per la strada e da tanto altro: ogni particolare è fondamentale per decidere strategia e tempistica. 
 
Vi racconterò la storia di Sara.
 
Sara ha capito che voleva fare l’architetto quasi per caso. «Mi piace disegnare. Mi è sempre piaciuto, sin da piccola. I miei studi, almeno la prima parte, mi hanno portata un po’ più lontana di quanto avrei voluto dal mondo dell’arte e dei colori. Dopo le scuole medie, infatti, ho scelto il Liceo Scientifico, dove si studia disegno e storia dell’arte, ma non gli si da grande peso. Almeno non quello che avrei voluto che avesse». 
 
Finita la scuola superiore, quando i professori decretarono “puoi scegliere quello che vuoi” e dopo una preiscrizione in Ingegneria Edile, fatta con grande insistenza del professore di matematica, Sara scelse di affidarsi, in qualche modo, al destino, iscrivendosi al test d’ingresso alla Facoltà di Architettura. «Ai miei occhi, l’Architettura rappresentava il giusto compromesso fra il mondo dell’arte e quello della professione, quindi, al destino ho pensato di mettere una marcia in più: lo studio». 
 
Dalla pubblicazione dei risultati al primo giorno di lezione, ci furono mille cose da fare: confermare l’iscrizione, affittare una camera fuori sede, ritrovarsi in un ambiente nuovo dove non conosceva nessuno. 
 
«Il primo anno diedi tutti gli esami in calendario. Ero molto motivata, ma devo dire che mi ero anche poco abituata alla vita fuori sede, quindi studiavo studiavo studiavo. Dal secondo anno in poi, capì che quello universitario era un periodo della mia vita molto importante, che non si sarebbe ripetuto, che andava colto in tutte le sue sfaccettature, fra cui non doveva essere dimenticato il divertimento». 
Il risultato è stato che Sara si è laureata con all’attivo: 3 borse di studio, 2 anni di lavoro part-time presso la biblioteca della Facoltà, 0 rimpianti e soprattutto un rotondo 110 su 110 e lode
 
«Il sonno post laurea è stato rilassato, ma anche chiarificatore: mi sono svegliata consapevole che sono solo all’inizio del percorso che ho intrapreso. Il meno è fatto. Sono “Dottore in Architettura” e non “Architetto”. Devo affrontare ancora un altro esame, quello di abilitazione». 
 
Sara ha 27 anni. È una ragazza tenace e determinata, che durante il suo percorso di studi ha saputo bilanciare impegno, responsabilità verso lo studio e divertimento, ma che, adesso, è un po’ turbata dalla strada che le si apre davanti perché, finita l’Università, è arrivato il momento di entrare nel mondo del lavoro e, per quanto sia preparata, abbia studiato e sia uscita dall’Università a pieni voti, vede il percorso verso la professione ancora troppo lungo
 
Come possiamo aiutare Sara a superare questo momento di smarrimento e impasse
 
Arrivata a questo punto, è importante che Sara definisca il suo obiettivo in modo chiaro e preciso, passaggio indispensabile per la pianificazione del suo percorso di crescita e realizzazione. 
 
Riprendendo gli acronimi PEPSI, SMART e PRE, inizierà a rendere il suo desiderio “diventare architetto”, già in parte da lei realizzato, un obiettivo ben formato. 
 
Con il 1° acronimo, PEPSI, quindi, Sara caricherà di motivazione il suo obiettivo. 
P  Positivo: «Voglio lavorare come architetto».  
E Emozionale: «Ho superato l’esame di abilitazione, posso iniziare la professione, provo tanta gioia: piango, rido e sento un peso in meno sulle spalle. Ma ancor di più provo gioia solo al pensiero della prima volta che costruirò un’abitazione tutta per intero progettata da me». 
P Presente: «Voglio lavorare come architetto». 
S Sensoriale: «È una bella giornata assolata. Dico: “Sono proprio soddisfatta di me!”. Faccio vedere il mio progetto realizzato ai miei genitori e ai miei amici, che con orgoglio mi fanno i complimenti. Per festeggiare, io e i miei, andiamo a mangiare fuori. I sapori e gli odori sono intensi, tutta un’altra cosa: sento odore di pesce e di mare. Sono felice».
I Immaginativo: «Lavoro come architetto: sono specializzata in bioarchitettura e attiva nel rivoluzionare il mondo dell’edilizia che, troppo spesso, non rispetta l’ambiente».
 
Proseguirà con il 2° acronimo, SMART, definendo e pianificando concretamente ciò che deve fare per raggiungere il suo obiettivo.
S Specifico: «Voglio lavorare come architetto specializzato in bioarchitettura, pratica architettonica rispettosa dei principi della sostenibilità, dell’ambiente e della sua tutela, utilizzando risorse naturali, materiali e tecniche ecocompatibili, preferibilmente appartenenti alla cultura materiale locale, e fonti energetiche rinnovabili, concependo edifici flessibili e riadattabili nel tempo, privilegiando la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell'uomo».
M Misurabile: «Voglio costruire un eco villaggio in Sud Italia in collaborazione con altri architetti; ogni anno partecipare ad almeno 3 workshop come relatore e portare a termine almeno 2 progetti costruttivi di abitazioni singole ecocompatibili realizzate con materiali di riciclo». 
A Attuale: «Sono un architetto specializzato in bioarchitettura».   
R Raggiungibile: «Voglio costruire un eco villaggio in Sud Italia: questo comporta trovare finanziamenti e sponsor, chiedere concessioni locali e comunali e attorniarmi di architetti preparati come me in questo ambito». 
T Temporale:  «Ho deciso che in un anno voglio partecipare a 3 workshop. Siamo a maggio e non ho ancora contattato e parlato con altri architetti per organizzare il primo, sono indietro rispetto alla mia tabella di marcia, quindi, domani chiamerò l’Ordine per sapere se qualcuno ha già programmato qualche evento a cui posso contribuire e/o se c’è qualcuno che vuole organizzarlo con me: devo intensificare il lavoro». 
 
Con il 3° acronimo, PRE, Sara metterà in pratica ciò che serve per raggiungere il suo obiettivo. 
P Primo passo: «Mi sono laureata e ho deciso che voglio lavorare come architetto specializzato in bioarchitettura. Il primo passo da fare è studiare per superare l’esame di abilitazione. Successivamente mi iscriverò all’Albo dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della mia provincia e inizierò a lavorare in qualche studio di architetti per fare pratica (sono consapevole che inizialmente dovrò stringere i denti perché mi dovrò adattare a lavorare nell’ambito scelto dallo studio e a basso costo); nel frattempo mi informerò su quale percorso intraprendere per realizzare il mio obiettivo e inizierò a frequentare: master, corsi, approfondimenti in bioarchitettura, probabilmente anche all’estero». 
R Responsabilità: «Sono consapevole che la realizzazione del mio obiettivo dipende da me, dalla mia motivazione, dall’energia che ci metto, dalla valutazione che faccio delle situazioni che mi si presentano e dalle soluzioni che riesco a trovare davanti alle difficoltà, agli ostacoli che incontro e che decido di affrontare».
E Ecologico: «Uno dei miei valori di vita, forse quello fondamentale, che muove le mie scelte, è il rispetto per la Natura e la voglia di lasciare alle prossime generazione un ambiente salutare e vivibile, quindi, lavorare come architetto specializzato in bioarchitettura è un obiettivo in linea con i miei valori». 
 
Riassumendo, Sara vuole lavorare come architetto specializzato in bioarchitettura: il suo più grande e ambizioso obiettivo è realizzare un eco villaggio in Sud Italia
 
Sa che per arrivare così in alto dovrà:
1. Studiare per l’esame di abilitazione (1 mesi)
2. Sostenere e superare l’esame di abilitazione (3 mesi)
3. Iscriversi all’Albo di riferimento (1 mese)
4. Fare pratica in qualche studio associato di architetti e partecipare agli eventi organizzati dall’Ordine degli Architetti della propria provincia (8/12 mesi)
5. Specializzarsi in Bioarchitettura con corsi, master e approfondimenti vari (formazione continua
 
Il primo passo, quindi, sarà studiare per l’esame di abilitazione: deciderà la data di inizio e a quale sessione sostenere l’esame. Man mano che le tappe intermedie saranno raggiunte, Sara sarà sempre più vicina all’obiettivo e sarà stimolata a proseguire proprio da questi successi minori, ma non per questo meno importanti. 
 
Avere consapevolezza delle tappe da percorrere per raggiungere il vostro obiettivo, decidere temporalmente quanto tempo occorre e quanto ci volete impiegare, motivare emotivamente e sensorialmente l’immagine che avete di voi stessi nel futuro quando avrete scalato la vetta, vi aiuteranno ad avere chiaro ciò che va fatto e ad avere la spinta verso ciò che volete essere e desiderate realizzare
 
Allora al lavoro! Decidete qual è il vostro desiderio: grazie ai nostri consigli, provate a renderlo un obiettivo ben formato e iniziate il vostro percorso di crescita e di realizzazione
 
Crediamo che tutti abbiano desideri e che nessuno sia escluso dalla possibilità di realizzarli.
Ecco perché il nostro slogan è: In te c’è tutto. Se vuoi puoi
 
(Roberta Postorino)
 
 
 

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