In piedi, signori, davanti ad una Donna

Oggi 25 novembre, data scelta nel 1999 dalle Nazioni Unite come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, si ricorda l'assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana durante il regime di Rafael Leonidas Trujillo. 
Purtroppo, questa è ancora una giornata commemorativa e non una festa, perchè l'eliminazione della violenza contro le donne è ancora una chimera. 
Il bilancio dei femminicidi rimane sconcertante. Solo in Italia, c'è una vittima ogni due giorni, per un totale di 179 donne uccise nel 2013. Secondo il rapporto Eures, aumentano al Sud (+27%) e raddoppiano al Centro, mentre il Nord detiene il record di uccisione di donne in famiglia. 
Bisogna ricordare, però, che la violenza perpetrata sulle donne non riguarda solo il femminicidio, ma anche tutti gli atti di violenza che lo precedono e che spesso sono sottaciuti dalle stesse donne, dai familiari e conoscenti o sottovalutati dalle Autorità di competenza, anche dopo la denuncia della vittima.  
 
La "Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne" del 1993, all'art.1, descrive la violenza contro le donne come:
«Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata». 
La violenza intrafamiliare e domestica, uno dei fenomeni sociali che rimane più nascosto e diffuso, viene inflitta da padri, mariti, compagni e uomini che dicono di amare.  
L'esercizio di potere e di controllo dell'uomo sulla donna, determina uno squilibrio nelle possibilità di azione e nella libertà di scelta da parte della donna. Questo fenomeno è presente in tutto il mondo, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo, senza fare differenze tra classi sociali o culturali o ceto economico. Ciò dimostra che, ancora oggi, la parità dei diritti tra uomo e donna, in molti casi, è solo sulla carta.
 
Il quadro che emerge dal report “Rosa shocking. Violenza, stereotipi... e altre questioni del genere”, presentato a Roma, (realizzato da WeWorld Intervita, sotto l’egida della campagna “Le Parole non Bastano Più” e con il patrocinio della Camera dei Deputati) racconta e descrive un'Italia ancora indietro per quanto riguarda il rispetto nei confronti della donna: quasi 1 italiano su 5 considera accettabile la denigrazione di una donna tramite uno sfottò a sfondo sessuale; 1 italiano su 10 è ancora convinto che se le donne non indossassero abiti provocanti non subirebbero violenza e, a questo quesito, quasi 1 italiano su 5 sceglie di non prendere posizione; sottovalutata anche la violenza domestica da 1 italiano su 3 che pensa che questi abusi dovrebbero prima di tutto essere risolti in famiglia ed 1 intervistato su 4 pensa che se una donna resta con un marito che la picchia, diventa lei stessa colpevole. 
 
Partendo dal presupposto che la violenza non è mai una soluzione, ma sempre una sconfitta, un'atto di debolezza e non di forza, Nessuno è colpevole della violenza che subisce sia esso donna, bambino o uomo. 
La strada da percorrere per eliminare questo tipo di violenza è ancora lunga e, a volte, annebbiata, ma il contributo di ogni cittadino, operatore sociale, della politica, delle associazioni, dei movimenti, degli uomini e delle donne che si spendono per questa causa può e farà la differenza
Iniziamo nel non chiudere gli occhi davanti ad atti discriminatori perpetrati nella vita di tutti i giorni. Difendiamo la dignità della donna da facili e squallidi stereotipi. Promuoviamo la sua presenza in tutti gli ambiti e tipi di lavoro. Rispettiamo la sua libertà di scelta e di movimento. Educhiamo i nostri figli al rispetto verso l'altro
E noi donne non illudiamoci che dietro un atto di violenza possa esserci amore.  
Uno schiaffo è uno schiaffo. Un pugno è un pugno. Un insulto è un insulto. Una minaccia è una minaccia. Diamo il vero nome ad ogni atto intimidatorio che subiamo e non sottovalutiamolo. Non ci sono scuse accettabili
La gelosia non è amore. La possessività non è amore. Il controllo non è amore. In qualunque tipo di rapporto. 
Chi ama  ama, e l'amore è rispetto, fiducia, comprensione, dialogo, carezze, sorrisi, abbracci, complimenti, libertà e felicità. 
 
“Per tutte le violenze consumate su di lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le sue ali che avete tarpato,
per tutto questo:
in piedi, signori, davanti ad una Donna!” (W. Shakespeare)
 
(Roberta Postorino)

 

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