Il vero valore dell'anello

Il valore di ognuno di noi è insito in noi.
A volte cerchiamo questo valore all’esterno e il nostro bisogno di approvazione ci porta a considerare in modo assoluto le opinioni e il giudizio che le altre persone hanno di noi, condizionando le nostre scelte, la nostra autostima e la fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità. Dimentichiamo, però, che ognuno filtra la realtà a seconda del proprio punto di vista, delle credenze acquisite lungo l’arco della propria vita e che, quindi, le opinioni e i giudizi sono, comunque, soggettivi e non universali. 
È indiscutibile che, essendo esseri sociali, costruiamo la nostra persona e la nostra identità attraverso i rapporti con gli altri ed è prevedibile che, in qualche modo, la valutazione delle persone che incontriamo incida sulla percezione che poi abbiamo di noi stessi: a volte però, la valutazione altrui segna profondamente e, a lungo andare,  se non si ha fiducia in sé stessi, può diventare limitante.
Ecco perché è importante che gli adulti, in generale, abbiano un linguaggio positivo nei confronti dei bambini sin da quando sono piccoli e, che, quando i bimbi non riescono in qualcosa, non utilizzino espressioni squalificanti, offensive e stigmatizzanti come, per esempio “Sei un idiota”, “Sei un buono a nulla”, “Non realizzerai niente nella vita”, perché a furia di sentirselo dire, i bambini se ne convincono e credono che sia veramente così.
Procediamo tutti per prove ed errori: ogni fallimento è l’inizio di una nuova prova.
L’esperienza ci fa scoprire chi siamo veramente, anche quando sbagliamo.
Non tutti apprezzeranno le nostre scelte e non potremo, quindi, accontentare tutti.
Gli altri possono criticarci e dare consigli, ma le decisioni saranno prese da noi e vissute sulla nostra pelle.
E in ogni caso, che gli altri rifiutino un’idea o abbiano un’opinione diversa, non significa che ci rifiutino come persona.

- «Sono venuto qui, maestro, perché mi sento così inutile che non ho voglia di fare nulla. Mi dicono che sono un inetto, che non faccio bene niente, che sono maldestro e un po’ tonto. Come posso migliorare? Che cosa posso fare perché mi apprezzino di più?».
Il maestro gli rispose senza guardarlo: «Mi dispiace, ragazzo. Non ti posso aiutare perché prima ho un problema da risolvere. Dopo, magari..». E dopo una pausa aggiunse: «Ma se tu mi aiutassi, magari potrei risolvere il mio problema più in fretta e dopo aiutare te».
«Con.. piacere, maestro» disse il giovane esitante, sentendosi di nuovo sminuito visto che la soluzione del suo problema era stata rimandata per l’ennesima volta.
«Bene» continuò il maestro. Si tolse un anello che portava al mignolo della mano sinistra e, porgendolo al ragazzo, aggiunse: «Prendi il cavallo che c’è là fuori e va’ al mercato. Ho bisogno di vendere questo anello perché devo pagare un debito. Vorrei ricavarne una bella sommetta, per cui non accettare meno di una moneta d’oro. Va’ e ritorna con la moneta d’oro il più presto possibile».

Il giovane prese l’anello e partì. Appena fu giunto al mercato iniziò a offrire l’anello ai mercanti, che lo guardavano con un certo interesse finché il giovane diceva il prezzo.
Quando il giovane menzionava la moneta d’oro, alcuni si mettevano a ridere, altri giravano la faccia dall’altra parte e soltanto un vecchio gentile si prese la briga di spiegargli che una moneta d’oro era troppo preziosa in cambio di un anello. Pur di aiutarlo, qualcuno gli offrì una moneta d’argento e un recipiente di rame, ma il giovane aveva istruzioni di non accettare meno di una moneta d’oro e rifiutò l’offerta.
Dopo avere offerto il gioiello a tutte le persone che incrociava al mercato – e saranno state più di cento- rimontò a cavallo demoralizzato per il fallimento e intraprese la via del ritorno.

Quanto avrebbe desiderato avere una moneta d’oro per regalarla al maestro e liberarlo dalle sue preoccupazioni! Così finalmente avrebbe ottenuto il suo consiglio e l’aiuto.
Entrò nella sua stanza.
«Maestro» disse «mi dispiace. Non è possibile ricavare quello che chiedi. Magari sarei riuscito a ottenere due o tre monete d’argento, ma credo di non poter ingannare nessuno riguardo il vero valore dell’anello».
«Quello che hai detto è molto importante, giovane amico» rispose il maestro sorridendo. «Prima dobbiamo conoscere il vero valore dell’anello. Rimonta a cavallo e vai dal gioielliere. Chi lo può sapere meglio di lui? Digli che vorresti vendere l’anello e chiedigli quanto ti darebbe. Ma non importa quello che ti offre: non glielo vendere. E ritorna qui con il mio anello».

Il giovane riprese di nuovo a cavalcare.
Il gioielliere esaminò l’anello alla luce della lanterna, lo guardò con la lente, lo soppesò e disse al ragazzo:
«Di’ al maestro, ragazzo, che se vuole vendere oggi stesso il suo anello, non posso dargli più di cinquantotto monete d’oro».
«Cinquantotto monete?» esclamò il giovane.
«Sì» rispose il gioielliere. «Lo so che avendo più tempo a disposizione potremmo ricavare circa settanta monete d’oro, ma se ha urgenza di vendere..».
Il giovane si precipitò dal maestro tutto emozionato a raccontargli l’accaduto.

«Siediti» disse il maestro dopo averlo ascoltato. «Tu sei come questo anello: un gioiello unico e prezioso. E come tale puoi essere valutato soltanto da un vero esperto. Perché pretendi che chiunque sia in grado di scoprire il tuo vero valore?».
E così dicendo si infilò di nuovo l’anello al mignolo della mano sinistra.-
(Il vero valore dell’anello, in “Lascia che ti racconti: storie per imparare a vivere” di Jorge Bucay)

(Roberta Postorino)

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