Non solo insegnanti, ma maestri di vita

Cos’è successo alla mezzanotte e 1 minuto del 2 settembre 2015?

Il sistema informativo di Istanze On Line ha rilasciato le proposte di nomina a tempo indeterminato per la fase B per i docenti che hanno presentato domanda entro il 14 agosto 2015.
C’è chi ha gioito per la nomina. Chi ha gioito per non essere stato nominato e aspetta, speranzoso, la fase C: se sono fortunato resto dove sto. C’è chi partirà e chi resterà.
In ogni caso c’è qualcuno che perderà.

La “Buona scuola” nell’anno scolastico 2015/2016 punta a immettere in ruolo oltre 55mila aspiranti docenti, tra precari, giovani neolaureati, etc.
Buona scuola? Si poteva fare meglio, di più!

Chi sono questi insegnanti neo-assunti che viaggiano per l’Italia?
Sono donne e uomini che finalmente realizzano il loro sogno, ma sono anche.. giovani donne e uomini privi di esperienza.. uomini e donne adulti, con esperienza, che lasciano casa, figli e compagni.. sono persone che per pura casualità hanno partecipato al concorso e sono stati valutati idonei.. e potremmo continuare.

A fronte di ciò e delle controversie intorno al problema “esodo e contro esodo” viene spontaneo porsi delle domande.

Quanto lo stato emotivo e affettivo di una persona condiziona il suo modo di essere, di esprimersi e di relazionarsi?
Cosa fa di una persona un bravo insegnante oltre le competenze tecniche?
Quanto la gratificazione, la soddisfazione, la serenità, l’autorealizzazione rendono un insegnante libero e capace di essere un professionista competente e soprattutto un abile comunicatore?

La comunicazione efficace ed empatica fa la differenza e rende un insegnante completo e, sicuramente, l’empatia risente dello stato d’animo.
È bene ricordare che ad un buon insegnante corrispondono dai 30 ai 90 bambini e giovani motivati, preparati e ben educati alla vita, così come ad un insegnante frustrato corrispondono altrettanti bambini e giovani demotivati.

Chi pensa ai ragazzi?

Senza una riflessione approfondita sul significato della comunicazione in ambito formativo e specificamente scolastico, senza una presa di coscienza di ciò che veramente entra in gioco nel rapporto didattico, anche in termini emotivi, si rischia solo di appiattirsi su aspettative e schemi di ruolo idealizzati e di perpetuare stereotipi comportamentali, con insegnanti che si sforzano di realizzare la quadratura del cerchio e che alla fine dell'anno scolastico si sentono stremati e in colpa per non esserci riusciti, troppo impegnati a finire il programma a tutti i costi piuttosto che trasmettere agli alunni ciò che poi li aiuterà veramente nella vita.

È la capacità di comunicare a  far coincidere i nostri propositi con i nostri risultati.

Allora occorre cambiare prospettiva, partendo dall'idea che la qualità della comunicazione scolastica non può basarsi sulle capacità innate dei singoli docenti (che, comunque, vanno coltivate e sviluppate attraverso una formazione appropriata), bensì sul contesto relazionale, sulla capacità di comunicare, creare empatia e sulla capacità dell'organizzazione scolastica di realizzare una buona relazionalità interna ed esterna.

La missione di un buon insegnante è: educare, formare, accompagnare e fare crescere i propri alunni come risorse preziose del presente e del futuro.
Quanti hanno sognato di essere maestri di vita, capaci di trasmettere emozioni e passione, oltre che essere docenti molto preparati?

Un buon insegnante......... è gentile, è generoso, ti ascolta, ti incoraggia, ha fede in te, sa mantenere il segreto, ama insegnare ai ragazzi, ama le materie che insegna, impiega tutto il tempo necessario per spiegarti le cose, ti aiuta quando sei in difficoltà, ti dice come vai, ti lascia parlare, non ti trascura, tiene conto delle tue opinioni, ti fa sentire bravo, tratta tutti in modo giusto, ti difende, ti dà credito, dice la verità, sa perdonare.. conosce la materia di sua competenza e sa trasmettertela, sa farla amare.

Il buon insegnante è colui che decide di evolversi e affronta la propria paura di mettersi in discussione, ponendosi delle domande.

Sono sufficientemente identificato con il ruolo di insegnante?
So qual è il mio compito e la responsabilità educativa che detengo?
Sviluppo competenze di vita nei miei alunni?
Come mi vedono i miei alunni? Sono un punto di riferimento, un maestro di vita, un bravo professore? O sono austero e autoritario e gli alunni mi temono?
Motivo e responsabilizzo i miei alunni?
Coinvolgo tutti i miei alunni nella lezione? Li  ascolto?
Adeguo la didattica e metodologia sulla base dei diversi modi di apprendere?
Incoraggio i miei alunni ad usare tecniche di problem solving?
Mi curo di sviluppare la loro intelligenza emotiva?
Sono gentile, premuroso e attento o il mio comportamento viene condizionato dal mio umore, dai miei problemi?
Elogio i buoni risultati? Valorizzo le risorse latenti di ogni alunno pensando per loro ad un percorso di consapevolezza e crescita?
Distribuisco bene il tempo fra gli alunni?
Quanti compiti assegno per casa?
Riesco nell’intenzione di trasmettere amore e passione per la conoscenza? Amo la mia materia?
Sono attento al clima in classe?
Ispiro fiducia? I mie alunni si confidano con me? E i genitori contano su di me?
I miei colleghi e il management come mi giudica? So lavorare in squadra?
Sono soddisfatto della mia vita professionale?

“Potete giudicare quanto intelligente è un uomo dalle sue risposte. Potete giudicare quanto è saggio dalle sue domande” (Naguib Mahfuz)


(Gabriela Rizzo)

 

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